Cos’hanno in comune la terra e la scuola? Il disagio psichico e l’economia solidale? I migranti e l’ecologia? L’agricoltura e lo sport?
A Rossano le proiezioni del Cinefest l’hanno mostrato chiaramente: storie molto diverse che rilasciano la stessa energia. Tutte cariche di voglia di agire, di andare avanti. Di non arrendersi davanti a degrado e omologazione. Di reagire quando i valori fondanti della democrazia vengono meno.
Mille storie, una storia.
Cos’è il Cinefest lo si vede negli occhi di chi guarda i filmati.
Basta ascoltare i commenti, sentire il consenso che si coagula in sorrisi di approvazione.
I filmati del Cinefest sfuggono alle definizioni nette. Possono essere brevi spot pubblicitari che invitano ad usare i mezzi pubblici; corti d’autore che narrano storie di solidarietà; cartoni animati, video musicali; possono raccontare storie vere o di fantasia; possono essere esplicite o suggestive.
Spesso si tratta di video amatoriali, a volte di un semplice montaggio di foto, ma non ha importanza. Importa la forza del racconto, l’energia, l’emozione che la storia trasmette.
Tutte storie che mostrano il filo che conduce fuori dal labirinto.
Il Cinefest crea occasioni d’incontro tra persone che si muovono in ambiti diversi, ma vanno nella stessa direzione. Di incontri improbabili a Rossano ce ne sono stati tanti e tutti sono capaci di rendere possibili i cambiamenti .
Un esempio: cos’altro poteva riunire nello stesso luogo i sindaci del Pollino e la Compagnia dei Cammini? I viaggiatori a piedi, che scoprono a passo lento la complessa bellezza dei territori che attraversano, sono portatori di una diversa idea di turismo che ben si sposa con la valorizzazione intelligente dei monti del Pollino, cercata da amministratori illuminati. Chi viaggia camminando ha bisogno di sentieri puliti ed agibili, di cartelli, di ospitalità, di informazioni sulle risorse del territorio. Servono operai, ma anche giovani volontari, ragazzi che nel tempo libero diano il loro contributo e al contempo imparino a conoscere i sentieri dei boschi. Servono i ricordi degli anziani, di chi era solito camminare a piedi quando non c’erano alternative.
Serve l’accoglienza in strutture adatte e, se non ci sono, anche nelle case private.
Serve fare rete: tra chi amministra, chi produce cibo e servizi, chi gestisce l’informazione.
Serve il sostegno della cittadinanza, la coesione attorno a un progetto comune: mostrare quanto di meglio offrono i luoghi e le tradizioni culturali, gastronomiche, musicali, artigianali.
E poi serve che tutto questo sia raccontato e fatto vivere ai bambini, perché l’amore e il rispetto per la propria terra vanno insegnati fin da piccoli.